È indubbio che l’adolescenza sia stata, per molti di noi, un momento di passaggio non facile. I cambiamenti che la psiche e il corpo subiscono durante quell’età sono paragonabili a un’esplosione, arrivano gli scombussolamenti ormonali e tutte le loro – spesso ingestibili – conseguenze. Il rapporto col mondo esterno si complica e i compagni diventano il principale punto di riferimento, nel bene e nel male. Solo in pochi sopravvivono indenni all’adolescenza: per i più sensibili questa fase della vita si rivela un vero e proprio incubo privato.
I ricordi di Stephen King.
Nella letteratura molti autori hanno affrontato il tema del bullismo durante l’infanzia e l’adolescenza; l’esempio forse più emblematico è Stephen King. Nelle sue storie si incontrano spesso episodi di bullismo, violenza e prevaricazione, tra adolescenti ma anche tra adulti.
King stesso, da bambino, provò sulla sua pelle bullismo e prepotenza. In On Writing, l’autore americano ricorda, con il tipico stile narrativo molto crudo e realistico, un episodio della sua infanzia che se non fosse drammatico risulterebbe quasi comico. Quando la famiglia si trasferì nel Wisconsin, Stephen e il fratello David dovevano essere controllati da una baby-sitter, perché la loro mamma lavorava e trascorreva molte ore fuori di casa. Una delle tante bambinaie che i due piccoli King ebbero si chiamava Eula. Era una ragazza che pesava un quintale, una specie di strano mostro bipolare. Alternava stati di grande euforia, in cui rideva e scherzava col piccolo Stephen, a repentini sbalzi d’umore nei quali picchiava senza motivo il bambino. In particolare, Stephen ricorda la pessima abitudine di Eula: scoreggiargli in faccia, schiacciando il suo sedere mastodontico contro il suo piccolo viso, fin quasi a soffocarlo. La sensazione, per citare King, “era peggio dell’esplosione di un mortaretto carico con gas pestilenziali. Ricordo il buio, il senso di soffocamento”.
Carrie e IT: il bullismo nella provincia americana.
Tra i libri più significativi di King nei quali il bullismo è raccontato senza filtri ci sono senza dubbio due capisaldi della letteratura horror-paranormale: Carrie e IT.
Carrie, 1974
Carrie, il primo romanzo di King a raggiungere il successo (pubblicato nel 1974), è incentrato quasi totalmente sul bullismo in un liceo della provincia americana e sulla necessità della protagonista, Carrie White, di integrarsi tra i suoi coetanei. Anche la telecinesi, il potere che Carrie svilupperà nel corso della storia, è una conseguenza di tutta la violenza psicologica e fisica da lei subita, sia a scuola che in casa. Infatti a minare la serenità della giovane, oltre ai compagni di scuola, è anche la terribile madre bigotta.
All’inizio del libro è raccontata la famosa scena del ciclo mestruale, uno dei peggiori episodi di bullismo immaginabili: la povera Carrie si trova nelle docce della palestra scolastica e per la prima volta, all’età di sedici anni, ha la sua prima mestruazione. Attorno a lei, tutte le compagne si accorgono del sangue e la guardano dapprima schifate poi sempre più divertite, fino a irriderla in coro. Il dramma di Carrie è che la ragazza non si rende conto del motivo per cui ridono di lei e quando lo capisce inizia a urlare, terrorizzata dal sangue. Soltanto Sue, una delle compagne di Carrie, proverà rimorso per questo episodio. Tutte le altre non si renderanno mai conto della gravità di un tale atto, soprattutto Chris, che nel libro rappresenta l’apice del cinismo che può raggiungere un adolescente.
IT, 1986
In IT (pubblicato nel 1986) sono narrati vari episodi di bullismo a Derry, cittadina immaginaria del Maine, ai danni del gruppo di amici protagonisti, i Perdenti. Il peggiore tra i bulletti di Derry è Henry Bowers, un ragazzino disagiato, violento e insensibile a capo di una gang di piccoli criminali. Tra gli accoliti di Henry c’è anche Patrick Hockstetter, che nel romanzo viene descritto come un autentico sociopatico, con l’abitudine singolare di uccidere animali e nasconderli dentro un frigo abbandonato.
Tra gli atti violenti commessi da Henry spicca in primis l’aggressione a Ben Hascom, ragazzino obeso amante della lettura che viene subito preso di mira dai bulletti e si salva per miracolo da una aggressione particolarmente violenta fuggendo nei Barren, le lande vicino a Derry. Una seconda aggressione brutale avviene ai danni di Eddie Kaspbrak, piccolo e indifeso, che viene inseguito per il centro di Derry e pestato a sangue. Anche Beverly Marsh, l’unica ragazza tra i Perdenti, è vittima di forme di grave prevaricazione, ma questa volta da parte degli adulti: prima da parte del padre, che arriva quasi a violentarla, e poi da parte del marito, che spesso la segrega in casa e la picchia senza motivo.
Le ragioni della prevaricazione, secondo King.
Stephen King non si limita a narrare il bullismo in quanto tale, ma cerca di spiegare le ragioni che spingono alcune persone a prevaricare il prossimo. Secondo l’analisi kinghiana, quasi sempre i bulli sono persone cresciute in ambienti disagiati, violenti che a loro volta hanno subito abusi (per esempio dai genitori). Henry Bowers ha un padre alcolizzato che non perde occasione per picchiarlo e farlo sentire inadeguato. In Carrie, si nota invece come il bullismo possa nascere anche in ambienti “perbene”, laddove un ragazzo sia stato viziato e abituato ad averla sempre vinta. Chris rappresenta proprio questa tipologia di persona: figlia di un noto avvocato, si sente potente e intoccabile. Non teme nessuno, né i coetanei né i professori, non riconosce l’autorità e si diverte a esercitare il potere su chiunque incontri, in particolare sui più deboli come Carrie.
Un aspetto che emerge dai libri di Stephen King è la sottile linea di demarcazione che separa la crudeltà umana da quella di un mostro come, per esempio, Pennywise-IT. Viene spontaneo chiedersi chi sia il vero mostro, di chi si debba avere più paura: di un Henry Bowers glaciale e psicolabile, che ucciderebbe tutti, o di un clown assassino che assume le sembianze delle tue paure più oscure? Chi è, in fondo, il vero mostro?
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