Introduzione alla saga familiare
Perché parliamo di saga familiare? Generalmente, questa tipologia di libro racchiude la storia di una famiglia, in un dato contesto storico, politico, sociale e soprattutto geografico, in un arco narrativo che diventa generazionale. Nonostante in alcuni casi i libri siano autoconclusivi, si può parlare ugualmente di saga, considerando che il periodo in cui i fatti si svolgono sono decenni di un intero secolo. La saga familiare ha quasi sempre un assetto corale nel racconto degli avvenimenti e dei personaggi. Esattamente come in famiglia, ogni personaggio ha un proprio ruolo, un proprio carattere, e un proprio percorso di vita che lo lega indissolubilmente a tutti gli altri personaggi in gioco nell’universo famiglia. L’impressione che spesso si ha, leggendo saghe familiari, è quella di guardare una fotografia e poi un’altra, e un’altra ancora, fintanto che entrano in scena tutti i personaggi della narrazione. In tutte le saghe familiari c’è un ceppo d’origine: i nonni, da cui discendono inevitabilmente figli, a cui si sommeranno mogli e mariti e infine i nipoti, ecc.
La Storia nelle storie
A ognuno dei personaggi in gioco è assegnato il compito di far progredire il lettore nella storia. Si seguono quindi più linee narrative in contemporanea. Mi piace dire, infatti, che la saga familiare, come genere, sia il racconto della Storia nelle storie. Mi spiego meglio: su un determinato sfondo storico sociale in continua evoluzione, si muove la vita di un nucleo di individui che esiste sia come nucleo unico e a sé stante, rappresentazione delle tendenze o delle controtendenze di quel dato periodo storico, sia, appunto, come insieme di individui, ognuno mosso dalle proprie ambizioni, paure, desideri. Tutti e tre i piani narrativi si muovono insieme. L’impressione che si ha è di non essere mai soli, esattamente come in una casa abitata da tante persone. L’evoluzione dei personaggi è sicuramente uno degli aspetti più affascinanti di questo tipo di racconto. In nessun altro genere si trova così scandagliata al dettaglio la psicologia di tutte le persone che entrano nell’universo narrativo. Più si va avanti con la lettura e più ci sente parte di una grande famiglia, più si parteggia per qualche personaggio a scapito di un altro.
Il contesto storico
Un altro elemento fondamentale della saga familiare è il contesto in cui gli eventi si svolgono. Per comprendere davvero le dinamiche familiari è importante immergersi nel contesto storico e geografico in cui queste si manifestano. Perché famiglia è anche cultura, religione, convenzioni sociali, tradizioni inculcate che si scontrano con le nuove mode… e ogni lotta generazionale che si rispetti inizia proprio tra le pareti domestiche. Non a caso, l’incipit di Anna Karenina, di Tolstoj ci viene in aiuto:
«Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo».
La citazione di Tolstoj giustifica, quindi, non solo le differenze, accordate in questa sede esclusivamente a contesti storico-politici differenti; ma anche a un certo leitmotiv che si può trovare nella narrazione familiare. Ritorna sempre, infatti, il tema dell’emancipazione dei figli nei riguardi dei genitori; lo scontro tra i valori dei nonni e quelli dei nipoti; le faticose libertà guadagnate da questi ultimi e il rammarico della generazione di mezzo – i genitori, appunto – che non hanno neanche provato a guadagnarsi l’indipendenza che pretendono i figli. Ma ritorna anche il tema dei valori tramandati; dell’infanzia come porto sicuro e paradiso perduto; della semplicità dei rapporti che poi lascia spazio a un mare di complicazioni e incomprensioni, più la società diventa moderna e fluida.
Alcuni esempi di saga familiare
A tutti questi temi, spesso, si aggiunge alle trame delle saghe familiari un pizzico di magia e spiritualità. Penso alle saghe ambientate in Cile e in Messico, (La casa degli spiriti di Isabel Allende; Arrivederci piccole donne di Marcela Serrano; Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez), dove il rapporto con chi non c’è più e con l’al di là è qualcosa di tangibile e trasmissibile di generazione in generazione. In particolare, nei libri della Allende e di Márquez, questa trasmissibilità la ritroviamo nelle declinazioni dei nomi a partire dai nonni fino ai nipoti: nel primo caso abbiamo una declinazione tutta al femminile che tratteggia un ché di puro e sacro (Nivea, Clara, Blanca, Alba); nel secondo caso abbiamo la declinazione completamente al maschile nel ritorno dei nomi di Aureliano e José Arcadio Buendía. In altre saghe è la religione, invece, a fare da collante di tutti i pezzi o da ago della bilancia (come per esempio ne La famiglia Karnowski di I.J. Singer). In altre ancora, quelle ambientante in Inghilterra (Le cronache dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard, per citarne una fra tutte), è spesso lo scontro con gli austeri valori vittoriani a fare la differenza; in quelle ambientate in Germania (Figlie di una nuova era di Carmen Korn, dove il tema della famiglia è declinato attraverso un’amicizia storica tra quattro donne) è il racconto della Seconda Guerra Mondiale e del suprematismo nazista a dettare il ritmo della narrazione.
Considerazioni finali
In conclusione, le saghe familiari regalano un’immersione totale in un mondo unico e variopinto. Le storie di famiglia – il bene più prezioso che ognuno di noi possiede, tra aneddoti imbarazzanti riproposti in ogni occasione e racconti tramandati di generazione in generazione – sono una forma sempre più richiesta di narrazione. La scelta stilistica in questo tipo di racconto è quella di dividere la narrazione in più parti, contraddistinte dal nome del protagonista della storia, dal cambio di stagione, dagli anni che passano. Tutto il racconto è, quindi, un alternare di voci. È come sedersi a una tavola imbandita, con tutta la famiglia al completo, e ascoltare le storie di ognuno dei commensali, mentre c’è sempre un chiacchiericcio di sottofondo di tutti gli altri.
E il lettore ha il privilegio di stare lì e godersi lo spettacolo per intero.
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