Ecco l’Intervista scritta integrale:
1) Luce nell’Oscurità è il tuo primo libro? Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Sì, è il mio primo libro, il primo che abbia iniziato e concluso. Scrivere è una cosa che ho sempre saputo fare, l’unica di cui non abbia mai dubitato di essere in grado, al pari di camminare e correre. Ricordo che le prime volte che sentii un forte senso di comunanza, un’affinità, con qualcun altro, fu leggendo le opere di alcuni scrittori del passato. Il modo nel quale autori come Thomas Mann o Dostoevskij seppero entrare nella mente propria e di altre persone, il modo che ebbero di non trascurare ciò che dell’animo umano viene per lo più trascurato nella vita di tutti i giorni, mi fece sentire, in effetti, meno solo in qualche modo. Penso valga e sia valso per molte persone questo.
2) Il tuo genere rientra nel fantasy, ma traspare una chiara passione per il gotico, quali sono i tuoi autori preferiti?
Senz’altro il genere fantastico è quello che preferisco, dall’horror di autori quali William Hope Hodgson, Howard Phillips Lovecraft e Stephen King, alla magia fiabesca di un autore come Neil Gaiman, passando per la fantascienza, soprattutto nei suoi aspetti più “fanta”. Alcuni dei miei libri preferiti sono: It di King (il mio preferito in assoluto), La Trilogia Della Fondazione di Asimov e Delitto E Castigo di Dostoevskij; anche se nel caso di opere come queste il genere diviene del tutto secondario di fronte alla loro meravigliosa universalità.
3) Leggendo il tuo libro ho trovato la descrizione delle battaglie molto curata, ho avuto quasi la sensazione di leggere una sceneggiatura, e ho notato l’uso del tempo presente, tipica della scrittura cinematografica, pensi che il cinema possa averti influenzato?
Non penso, non direttamente quanto meno. Ma, in fondo, noi ci portiamo dietro la somma delle storie che abbiamo vissuto, immaginato e visto svolgersi di fronte ai nostri occhi, quindi non posso escluderlo. Inutile forse dire che, anche per quanto riguarda il cinema, il genere fantastico sia il mio preferito. In generale, mi piacciono quei film che dietro un’immagine di piacevole semplicità celano profonde verità. Credo che le verità più importanti siano piacevolmente semplici.
4) La sopravvivenza, nel romanzo, è strettamente legata alla capacità di fare gruppo e perseguire un obiettivo comune. Nell’epoca del virtuale, quanto è importante parlare di temi che recuperano il senso della cooperazione?
Non sono convinto sia il virtuale il problema. Qualsiasi strumento dà differenti risultati a seconda del proposito per il quale lo si adopera. Se avessimo perso già da tempo il senso della cooperazione e il valore dello stare uniti e la realtà virtuale fosse diventata solo l’evoluzione dei nostri tentativi di estraniarci da un mondo nel quale ci sentiamo irrimediabilmente soli? Per me la risposta alla tua domanda è “Tanto”, è tanto importante.
4) C’è qualcosa di tuo nel personaggio di Varnava? Questo romanzo parte da esperienze personali?
Sì, senz’altro. Quando cominciai a scrivere la storia avevamo la stessa età io e lui e siamo cresciuti insieme, si può dire che siamo divenuti uomini insieme. Credo che in ogni personaggio della storia, almeno nei principali, ci sia una parte di me. Non è mai stata mia intenzione creare un mio alter ego, eppure mi rendo conto che, sebbene non lo sia, ho messo davvero tanto di me in lui; soprattutto i nostri sentimenti ci accomunano. Non so se allora, almeno in parte, me ne rendessi conto, ma differentemente dagli altri personaggi principali del libro, credo che fui proprio io il modello di partenza per Varnava.
5) Il tuo è un fantasy che accarezza il genere distopico. È una scelta legata a letture che ti hanno particolarmente ispirato, o lo stimolo deriva da altri aspetti?
Interessante domanda, perché io non percepisco la distopia in esso. L’esagerazione della realtà (posto che si tratti sempre di esagerazione) è una costante dell’universo fantastico e delle opere che lo compongono. Marcare maggiormente le luci e le ombre per rendere più chiaro il senso di ciò che si sta dicendo e del messaggio che si desidera portare, o, più che un messaggio, una visione del mondo, è qualcosa di riscontrabile in tutta la letteratura (cinematografia, narrativa e a fumetti) fantastica. È dare maggiore spazio ai nostri sogni ed incubi, mischiandoli alla realtà e portandoli alla luce, riconoscendo loro l’importanza che realmente hanno per ognuno di noi.
7) Hai scelto di ambientare la storia in un territorio che nonostante sia stato teatro di una guerra sanguinosa ha saputo reagire e risollevarsi grazie a una popolazione che ha una grande spinta vitale. Come mai questa ambientazione?
La mia prima ispirazione furono alcune storie di vampiri ambientate proprio in quella terra. C’è una grande tradizione a riguardo in quei territori e nei territori confinanti. Vivo di suggestioni e sensazioni quando scrivo e le antiche tradizioni in cui folclore, conoscenza, ignoranza, bene e male si mescolano in maniera così attiva catturano il mio interesse.
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