Finalmente è disponibile per i lettori italiani Lady Athlyne, un peculiare romanzo rosa di Bram Stoker. L’opera, riscoperta dall’editrice di Caravaggio Editore, Michela Pollutri, presenta una traduzione integrale di Miriam Chiaromonte impreziosita da un apparato di note a piè di pagina e un’Introduzione che scava nella vita privata dell’autore.
La protagonista Joy Ogilvie, una giovane americana affascinante e determinata, si ritrova a fantasticare su Lord Athlyne, un valoroso ufficiale, di cui scopre l’esistenza in maniera fortuita. Per gioco, decide di farsi chiamare “Lady Athlyne”, dando il via a una serie di equivoci che li porteranno a conoscersi, innamorarsi e superare insieme tanti ostacoli e peripezie.
Attraverso la storia d’amore di Joy e Lord Athlyne, Bram Stoker coglie l’occasione di denunciare le rigide norme della società vittoriana in merito al desiderio e alla passione tra due innamorati. Lady Athlyne diventa dunque un romanzo che rompe gli schemi dell’epoca, perché riflette su tematiche come il ruolo della donna, la natura umana e il matrimonio, con un tono moderno e audace.
L’attrazione carnale
Con la sua consueta maestria Bram Stoker crea una narrazione introspettiva che fa emergere le passioni più inconsce che, di fatto, sono insite nell’animo di ciascun essere umano dall’alba dei tempi. L’autore continua a ribadire la sua avversione verso i dettami puritani dell’epoca, mettendo in luce anche l’aspetto più fisico e carnale dell’attrazione tra un uomo e una donna, e ponendo i protagonisti alla pari.
Il matrimonio “irregolare”
Tra le tematiche che l’autore approfondisce per sottolineare la sua propensione verso una società più aperta e libera è necessario citare la Legge sui matrimoni irregolari.
Grazie a una lettera del vescovo di Edimburgo a Stoker, scopriamo che fu proprio a lui che l’autore chiese informazioni per approfondire l’argomento in Lady Athlyne. Il riferimento nel romanzo è alla legge del 1856 che sanciva la regolarità delle fughe di amanti che a partire dal 1754 si erano verificate a Gretna Green (Scozia). Infatti, il Marriage Act («An Act for the Better Preventing of Clandestine Marriage»), promosso da Lord Hardwicke e approvato in Inghilterra nel 1753, aveva vietato di contrarre matrimonio ai futuri sposi che non avessero raggiunto un’età pari o superiore ai 21 anni e che non desiderassero una cerimonia religiosa. Tuttavia, si poteva bypassare questa regola recandosi in Scozia: Gretna Green, essendo il primo paese oltre il confine con l’Inghilterra, divenne la destinazione preferita dai futuri sposi, il cui patto d’amore veniva suggellato da un fabbro (chiamato ironicamente “Blacksmith Priest”) che li dichiarava marito e moglie colpendo l’incudine con il martello (da qui l’espressione anvil marriage).
Con la Legge sui matrimoni irregolari del 1856 si stabiliva che se uno dei due sposi, consenzienti e di età superiore ai 12 anni per le ragazze e 14 per i ragazzi, risiedeva regolarmente in Scozia o lo aveva fatto nelle tre settimane precedenti al matrimonio, la cerimonia poteva celebrarsi regolarmente, e qualunque interferenza e obiezione da parte dei familiari sarebbe stata vana. Si trattava del cosiddetto Marriage by Declaration che, per essere valido, non necessitava della presenza di un prete e di una cerimonia religiosa, ma del rispetto di una delle tre regole di seguito elencate:
- per verba de præsenti: i due innamorati dovevano dichiarare di essere sposati davanti ad alcuni testimoni (come avviene in Lady Athlyne);
- per verba de futuro subsequente copula: i due innamorati dovevano dichiarare la loro intenzione di sposarsi e in seguito copulare;
- i due innamorati dovevano vivere insieme e comportarsi come se fossero marito e moglie.
Inserendo questa legge in Lady Athlyne, Bram Stoker dichiara a gran voce la sua idea di coppia, che non dovrebbe essere definita da un contratto ma dall’unione di due anime e due corpi legati da un profondo sentimento d’amore.
La legittimità delle fughe di amanti a Gretna Green è citata in tanti testi della letteratura inglese, tra cui Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, in riferimento al matrimonio tra Lydia Bennet e Mr Wickham, e in serie TV in costume come Downton Abbey, Poldark e Bridgerton.
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