In vista della prossima uscita di Papà Gambalunga. Commedia in quattro atti di Jean Webster, prevista ufficialmente per il 25 gennaio, dedichiamo un breve articolo all’autrice che si fece conoscere anche in qualità di illustratrice delle proprie opere (e non solo).
Il percorso di crescita di Jean Webster come scrittrice iniziò al college, dove venne indotta e sollecitata a comporre brevi testi in prosa che le sarebbero serviti da palestra per la sua futura carriera: l’English Department dava molta importanza alla scrittura, e prevedeva al primo anno di studi un corso di expository writing, e al secondo uno di argumentative writing, che includeva anche frequenti dibattiti su importanti tematiche; secondo quanto riporta la biografia americana Jean Webster: Storyteller, lo scopo delle composizioni assegnate doveva essere quello di coltivare la spontaneità. Fu così che Webster iniziò ad appuntare su un taccuino brevi esperimenti di scrittura che si rifacevano alle citazioni tratte dai romanzi che leggeva e costituivano un tentativo di imitare i grandi autori. Col tempo iniziò a pubblicare brevi resoconti di avvenimenti al Vassar College sul «Poughkeepsie Sunday Courier», ma soprattutto short story sul «Vassar Miscellany», tra cui Villa Gianini, che «contiene il germe della futura novelette [La principessa del grano]». Da qui in poi scriverà testi teatrali, articoli per i giornali locali, abbozzerà il materiale per i suoi romanzi, e curerà e illustrerà l’annuario «The Vassarion».1A. and M. Simpson with R. Connor, Jean Webster: Storyteller, Tymor Associates, Poughkeepsie, 1984, pp. 50-51, 55.
Infatti, parallelamente alla scrittura, Webster si servì della sua vocazione artistica anche per la creazione di piccole illustrazioni che vennero pubblicate sul «Vassarion», in cui spiccano i nomi di altre disegnatrici quali Nannie Graham Hume e Geraldine Dunbar Scott. È peculiare il tratto utilizzato da Jean Webster perché si uniforma a quello delle altre illustratrici; il «Vassarion» le diede così l’opportunità di mettere a frutto il suo talento nelle arti: infatti, nel 1894 Webster si era diplomata alla Normal School presso la State University of New York a Fredonia in pittura su porcellana e, nonostante la famiglia non tenesse in gran conto le sue decorazioni, ciò contribuì nel tempo a farle trovare il suo stile.2A. and M. Simpson with R. Connor, Jean Webster: Storyteller, cit., p. 28.
L’ispirazione delle illustrazioni, che hanno come protagoniste bellissime donne slanciate, arrivava direttamente da Charles Dana Gibson e dalle sue Gibson Girl, le quali spinsero il mondo femminile a una rivoluzione di genere. In seguito, Jean Webster ingaggerà Charles David Williams perché s’ispiri alle Gibson Girl per le illustrazioni in copertina e tra le pagine del romanzo When Patty Went to College (1903).
Negli Stati Uniti, le opere di Gibson – realizzate con pennino e inchiostro – rappresentavano lo standard di bellezza nazionale, quella delle New Woman, donne emancipate, indipendenti e in carriera che non avevano timore di dimostrare i loro attributi intellettivi e fisici; donne moderne che indossavano cappellini di paglia sullo chignon alto, gonne appena sotto la caviglia, camicie con le maniche a gigot o a sbuffo, e giacche-bustier, e che influenzarono le tendenze di moda di tutto il mondo.
Le figure femminili illustrate erano prevalentemente di etnia bianca; ad esse si ispirarono in seguito anche le donne afroamericane della classe lavoratrice, le quali ampliarono la portata che avevano le Gibson Girl fino a includere diverse tipologie di femminilità e di New Woman. Ciò fu un mezzo per promuovere l’eguaglianza razziale e affermare la propria libertà in quanto donne e in quanto afroamericane.3Einav Rabinovitch-Fox, Dressed for Freedom: The Fashionable Politics of American Feminism, University of Illinois Press, Champaign, 2021, in https://www.google.it/books/edition/Dressed_for_Freedom/iadGEAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=gibson+girls+%22african+american%22&pg=PT46&printsec=frontcover, consultato il 14/09/2022. Le donne sulle copertine e all’interno dei giornali e delle riviste erano illustrate in base a canoni e ideali di bellezza che non corrispondevano all’imperfetta realtà – come aveva sottolineato più volte lo stesso Gibson; perciò, il «Crisis» e altre testate giornalistiche iniziarono a inserire fotografie di afroamericane, in modo da fornire figure di riferimento più realistiche e varie.4Catherine Gourley, Gibson Girls and Suffragists: Perceptions of Women from 1900 to 1918, Twenty-First Century Books, Patiala, 2008, in https://www.google.it/books/edition/Gibson_Girls_and_Suffragists/XmwCN-Bju4wC?hl=it&gbpv=0, consultato il 14/09/2022.
Webster, tuttavia, si mise alla prova anche con un altro genere di illustrazioni, ossia quelle che corredano i testi di Papà Gambalunga e Caro nemico: meri schizzi infantili che ben si sposano con la brevità e l’immediatezza della scrittura epistolare, nonché con l’ironia che emerge da entrambe le opere dell’autrice.
Quelle qui proposte sono due illustrazioni contenute in Papà Gambalunga. Dal confronto con i disegni del «Vassarion» emergono sostanziali differenze nel tratto e nell’utilizzo della proporzione.
Anche nel caso dello spin-off Caro nemico, le illustrazioni richiamano lo stesso stile rapido e appena abbozzato delle figure rappresentate.
Come si può dunque notare Jean Webster diede prova della sua passione per l’arte su più fronti, spaziando dalle arti grafiche a quelle letterarie con facilità e con quell’immancabile ironia che l’ha contraddistinta fino agli ultimi giorni della sua vita.
Articolo a cura di Miriam Chiaromonte
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