La nota scrittrice e attivista statunitense Louisa May Alcott, celebre per il suo capolavoro Piccole Donne (Little Women or, Meg, Jo, Beth and Amy), non negò mai di scrivere per necessità: per un desiderio d’indipendenza ma in particolar modo per sostentare la sua famiglia.
Ciò emerge dal suo diario e dalla corrispondenza privata, tra cui spicca la lettera di risposta a un’aspirante autrice, una certa signorina Churchill, risalente al giorno di Natale probabilmente del 1878: la giovane chiese consiglio su come raggiungere il successo esercitando la professione di scrittrice, e i suggerimenti di Alcott, nonché l’ammissione di ciò che realmente contasse per lei, rendono l’epistola un prezioso documento storico.
[…] Ho voglia di nuove esperienze, e sono certa che le vivrò se mi ci recherò. Quindi ho trasmesso il mio nome, e trascorro il tempo scrivendo racconti, per lasciarmeli alle spalle tutti ordinati, e rammentando i miei vecchi abiti, poiché le infermiere non necessitano di indumenti carini, grazie al Cielo!
(Estratto dal diario, novembre 1862, traduzione mia)
Il primo passo verso il successo viene individuato da Alcott stessa nella pazienza e nell’impegno costante: dopo aver scritto sotto lo pseudonimo di A. M. Barnard – si ricordi Dietro la maschera, ovvero Il potere di una donna (Behind a Mask, or a Woman᾽s Power), tradotto e curato per Caravaggio Editore da Rosangela Amato (2020) – non smise di tentare e ritentare e di migliorarsi costantemente.
La pubblicazione degli Schizzi ospedalieri (Hospital Sketches), ossia il resoconto in sei capitoli della sua esperienza – o meglio, di quella della fittizia infermiera Tribulation Periwinkle, alter ego di Alcott – in un ospedale di fortuna durante la Guerra Civile, fu un vero trampolino di lancio per lei. In seguito alla disfatta dell’Union Army a Fredericksburg nel dicembre del 1862 Alcott aveva iniziato il suo breve periodo di volontariato come infermiera a Georgetown, Washington D.C.; con assiduità e meticolosità, aveva annotato gli avvenimenti che contraddistinguevano le sue giornate nel proprio diario e nelle lettere destinate alla sua famiglia a Concord, Massachusetts. Tuttavia, circondata giornalmente da feriti e malati gravi, Alcott era stata colpita da febbre tifoide dopo un mese circa dal suo arrivo a Georgetown, ed era stata costretta a letto e poi a tornare a casa.
«Quanto vorrei poter andare [in guerra] come ambulante, come vivan… come si dice? O come infermiera, così da potergli stare accanto e aiutarlo» esclamò Jo, con un lamento.
(Piccole Donne, Capitolo I, traduzione mia)
In questo passo di Little Women, Jo commenta un’epistola del padre dal fronte, manifestando il suo desiderio di raggiungerlo in qualità di vivandière, ossia come ambulante che vendeva cibi, bevande o altre cose necessarie ai soldati – ma spesso questo ruolo veniva ricoperto dalla moglie di un veterano o di un sottufficiale – oppure come infermiera, uniche mansioni che poteva svolgere una donna in guerra.
In effetti, la Guerra Civile fu un punto di svolta per molte ragazze: alcune si arruolarono nell’esercito sotto vesti maschili, altre ebbero modo di spogliarsi del proprio ruolo domestico e dimostrare con orgoglio e patriottismo la loro presenza attiva durante il conflitto. Ma lo fu ancora di più per Alcott che poté finalmente spiccare il volo come scrittrice: dopo il successo dei quattro bozzetti tratti dalle lettere inviate a casa durante la guerra, pubblicati nel 1863 sulla rivista abolizionista «Boston Commonwealth», fu spinta a correggerli e farli pubblicare sotto forma di libro (Schizzi ospedalieri) dall’editore James Redpath, in cambio di un interessante compenso. L’ispirazione deriva probabilmente dal suo ammirato Charles Dickens: se già su rivista aveva inserito in esergo un riferimento ironico a Sairey Gamp, stereotipo dell’incompetenza delle infermiere in età vittoriana, tratta dal romanzo Martin Chuzzlewit (The Life and Adventures of Martin Chuzzlewit), si può desumere che abbia ripreso la forma bozzettistica e il tono umoristico di Schizzi di Boz (Sketches by Boz) e Il circolo Pickwick (The Pickwick Papers). La dedica del volume fu rivolta all’amica Hannah Stevenson che l’aiutò ad assicurarsi il posto come infermiera volontaria. I lettori apprezzarono molto, perché avevano bisogno di conoscere meglio ciò che stava accadendo, ma anche di svagarsi grazie a narrazioni tragicomiche.
Questa lunga gavetta è stata utile, e quando ho scritto Schizzi ospedalieri presso i capezzali dei miei giovani soldati sotto forma di lettere a casa, non avevo idea di fare il primo passo verso quella che viene chiamata fama. M’è quasi costato la vita, ma ho scoperto il segreto per conquistare l’orecchio e toccare il cuore del pubblico, raccontando con semplicità gli episodi comici e patetici della vita.
(Estratto dalla Lettera alla signorina Churchill, traduzione di Enrico De Luca, Caravaggio Editore, 2021)
Qualche anno dopo (1868 e 1869) apparve Piccole Donne, romanzo di formazione in due volumi, per Roberts Brothers; scritto in un momento di ripresa dalla malattia e illustrato dalla sorella May, sorprese i lettori e la stessa Alcott, la quale non credeva particolarmente nella bontà della sua opera. Thomas Niles aveva richiesto espressamente un libro per ragazze e la scrittrice, inizialmente riluttante, aveva accettato di conformarlo anche a “racconto morale”, genere che tanto deprecava ma che pagava bene.
Grazie a questi traguardi letterari, Louisa May Alcott riuscì a racimolare un po’ di denaro, tuttavia non è il tipo di successo che preferiva: la capacità di rendere felici i propri cari è impagabile, e Louisa, che aveva sempre puntato a quello, invitò la signorina Churchill a fare lo stesso, a essere una «Provvidenza terrena per coloro che amiamo».
Miriam Chiaromonte
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