Le fiabe dei fratelli Grimm: horror per bambini

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Quando si parla di fiabe, uno dei primi nomi che vengono in mente è proprio quello del fratelli Grimm.

Wilhelm e Jacob, figli di un avvocato tedesco, presero i racconti orali della loro tradizione e li riadattarono per darli alle stampe tra il 1812 e il 1820. A loro va il merito di aver creato personaggi immortali come Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Cenerentola, Raperonzolo e moltissimi altri.

Ma siamo sicuri di conoscere davvero queste celebri favole?

Si è discusso molto sul lato oscuro dei famosi favolisti, ma non dimentichiamo che inizialmente le loro storie erano destinate agli adulti e solo con il tempo sono state indirizzate a un pubblico più giovane, fino ad arrivare ai bambini.

Questo spiega, in parte, perché le prime versioni erano più truci e violente, con scene di cannibalismo, abusi, maltrattamenti tanto da conferire alla fiaba l’atmosfera tipica dei film horror. Solo le successive versioni della metà dell’Ottocento, destinate alle scuole, sono state addolcite e modificate, facendo scomparire quasi del tutto quei macabri dettagli.

 

Ma com’erano gli originali?

Parliamo di Biancaneve. Innanzitutto non era una fanciulla, ma una bambina di sette anni, e non c’era nessuna matrigna. La madre, gelosa dell’immensa bellezza della figlia, ne era ossessionata a tal punto che finì per chiedere a un cacciatore di ucciderla nel bosco e di portarle il suo fegato e i suoi polmoni. Ma il cacciatore non ne ebbe il coraggio e la lasciò scappare nella foresta; al suo posto uccise un cinghialetto per consegnare alla regina ciò che desiderava:

“Ella li fece cucinare sotto sale e li divorò credendo di mangiare i polmoni e il fegato di Biancaneve.”

Venuta però a sapere, dallo specchio magico, che Biancaneve era ancora viva e ospite nella casetta dei sette nani, si travestì da orribile vecchia per ucciderla di persona. Prima le strinse una fascia attorno alla vita per non farla respirare, poi le conficcò un pettine avvelenato nei capelli; solo al terzo tentativo decise di utilizzare la mela avvelenata. Biancaneve l’addentò e cadde a terra come morta e dopo tre giorni, quando i sette nani si accorsero che su di lei non giungevano i segni della morte, venne chiusa in una bara di cristallo dove rimase fino a diventare adulta.

Un giorno, un principe che passeggiava nel bosco la vide e, innamoratosene, chiese ai nani di vendergliela. Nel portarla via, però, i suoi servi inciamparono nella radice di un albero e lo scossone fece uscire il pezzo di mela ancora incastrato nella gola di Biancaneve, svegliandola dal magico sonno.

Ed ora il triste epilogo: Biancaneve sposò il bel principe, ma la madre venne uccisa il giorno delle nozze, facendole indossare scarpe magiche arroventate che la costrinsero a ballare fino alla morte.

 

Nella fiaba di Cenerentola, invece, quando il principe è nella casa della ragazza per far provare la scarpetta di cristallo alle due sorellastre, queste si mozzano i piedi per poterla calzare: la maggiore si taglia un dito, la minore il calcagno. Tuttavia il giovane viene avvisato da due colombelle, che lo esortano a non credere all’inganno poiché la scarpetta è piena di sangue:

“Sposta lo sguardo, sposta lo sguardo: c’è sangue nella scarpetta, la scarpetta è troppo piccola, la vera sposa sta ancora in casa.” 

E i toni macabri della fiaba non finiscono qui: al matrimonio di Cenerentola le solite colombelle cavano alle sorellastre un occhio ciascuna, come punizione per essere state invidiose.

 

Ma la fiaba che si discosta maggiormente dalla versione che noi tutti conosciamo è quella di Raperonzolo.

La bella fanciulla è stata richiusa in una torre dalla strega Gothel e per permettere alla donna di raggiungerla, Raperonzolo cala ogni volta i suoi lunghissimi capelli così da farla arrampicare. Un giorno, però, al posto della strega arriva un principe che se ne innamora perdutamente, iniziando anch’egli a usare lo stesso metodo per arrivare a lei. Fin qui la storia è nota a tutti, ma quello che molti non sanno è che i due furono subito travolti dalla passione e divennero amanti.

Purtroppo, però, Raperonzolo si tradisce:

“Ditemi, signora Gothel, come mai siete tanto più pesante da sollevare del giovane principe?”

“Ah, bimba sciagurata!” replicò la maga, “cosa mi tocca sentire!”  

La strega capisce così di essere stata ingannata e, furiosa, taglia i capelli alla bella Raperonzolo condannandola a vivere in un deserto, dove partorisce due gemelli: un maschio e una femmina.

Quando il principe scopre cosa ha fatto Gothel si lascia cadere dalla torre e in seguito a tale caduta diviene cieco. Solo dopo molti anni riesce a ritrovare Raperonzolo e i suoi bambini, e per la gioia riacquista la vista.

 

È con la Disney che si compie la magia

 

Fu con la Walt Disney Company che tutto il mondo delle favole cambiò per sempre. La società capì immediatamente che l’appendice horror delle fiabe non poteva sopravvivere nel passaggio sul grande schermo e per questo rimaneggiò ulteriormente gli originali fino ad assumere il controllo dell’immaginario fiabesco, dettando le linee guida su come principesse, streghe e animali del bosco dovessero essere raccontati alle nuove generazioni.

Convertì, infine e per fortuna, anche il tono minatorio della morale e il gran finale con l’omicidio punitivo, che si trasformò nel più rassicurante: E vissero tutti felici e contenti”.

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Appassionata di Storia, misteri e antiche leggende, trovo nei libri la porta magica verso molteplici realtà parallele. Impiegata, autrice, ex pallavolista e mamma apprensiva, ho scoperto che la scrittura e lo studio sono il mio equilibrio e il mio centro.

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