Paride Candelaresi, Consigliere comunale di Asti e Presidente Commissione Cultura, in un suo post sulla pagina Instagram Leggendo a testa alta, ci ha rivolto alcune interessanti domande, alle quali abbiamo deciso di rispondere con un articolo sul nostro Blog:
🔵 Siete una piccola casa editrice indipendente nata da non molti anni ma di grande cultura. Qual è il panorama attuale delle case editrici? Sembra un lavoro romantico e privilegiato ma qual è la realtà dei fatti? Le CE sono pur sempre aziende.
Ciao Paride, intanto grazie davvero per il tuo interesse nei nostri confronti, in particolare nei confronti della collana I Classici Ritrovati. In realtà la nostra casa editrice è nata nel 2007, quindi forse è meno giovane di quel che si creda… Tuttavia è pur vero che solo di recente (dal 2018, dopo una pausa di qualche anno) abbiamo ricominciato a pubblicare regolarmente e abbiamo preso la decisione di investire sulla collana dedicata ai Classici, chiedendo al professore universitario Enrico De Luca (con cui già collaboravamo dal 2008) di diventarne il direttore editoriale.
Tornando alla tua domanda… Il panorama editoriale è piuttosto variegato ma riassumibile in alcune macro categorie: grandi gruppi editoriali (che, pian piano, acquisiscono sempre più marchi indipendenti), case editrici indipendenti medio grandi e case editrici indipendenti piccole (o piccolissime). Inutile sottolineare che noi facciamo parte del terzo gruppo ed è proprio questo terzo gruppo, credo, a passarsela peggio, in termini di guadagni ma soprattutto di visibilità e presenza (o assenza) in libreria.
In questo momento stiamo lavorando per poter fare, appena possibile, un salto di qualità necessario ma molto rischioso (dal punto di vista economico). Infatti non si è quasi considerati una vera casa editrice (perlomeno da coloro che lavorano all’interno dei canali di comunicazione) se non si hanno alcuni requisiti, come una distribuzione capillare in libreria (e non solo). Il problema è che per accedere a una distribuzione (e promozione) più capillare si deve essere pronti anche a investire grosse cifre senza la certezza di poter poi recuperare le spese.
Al momento siamo comunque distribuiti e, in alcuni casi, anche presenti in libreria, ma ciò non basterà ancora a lungo e di certo non intendiamo accontentarci. Fortunatamente i democratici canali social e le vendite online ci consentono di andare avanti e farci conoscere. Per adesso preferiamo investire sul nostro catalogo e sulla qualità dello stesso… Appena possibile punteremo più in alto.
🔵 Avete deciso grazie al lavoro di Enrico De Luca @lectorsapiens di creare una collana di classici curatissimi e conferendo rispetto e dignità ai lavori originali. Parlatecene.
La collana I Classici Ritrovati nasce nel 2008/2009 grazie a una bellissima idea di Enrico De Luca e viene inaugurata con due opere di Charles Dickens: Il Grillo del focolare e A Christmas Carol per la prima volta ritradotte integralmente in italiano, con un’attenzione particolare alla fedeltà rispetto al testo originale, e corredate da un prezioso apparato di note. Nel 2018, dopo quella pausa di cui ti parlavo, i due testi sono stati ripresi e siamo andati oltre, creando anche nuove copertine che fossero ispirate alle grafiche delle prime edizioni. Da quel momento la collana ha ripreso vita ed è ritornata a crescere. Al momento abbiamo 7 classici in catalogo, ma contiamo di arrivare almeno a 10/12 entro la fine dell’anno. Come ti accennavo, il nostro scopo ora è investire sul catalogo.
Tra l’altro devo segnalarti anche un’altra novità nata nel 2019: la piccola collana parallela Gemme. Si tratta di una preziosa collana nella quale stiamo raccogliendo racconti classici di grandi autori (per adesso abbiamo nomi come Montgomery, De Amicis, Alcott e Dickens, ma presto si aggiungeranno tanti altri), per lo più poco conosciuti, oppure sconosciuti e mai tradotti in italiano. Le Gemme sono volutamente di nicchia: ogni racconto consta di soli 500 esemplari numerati e colorati a mano e inseriti in una busta sigillata con ceralacca. Le copie non sono presenti nel circuito librario e non sono ordinabili, se non direttamente nel nostro store (se trovate qualche copia in libreria è solo perché alcune librerie hanno fatto piccoli ordini diretti all’interno del nostro sito). La collana Gemme è suddivisa in tre varietà: Smeraldi (autori italiani), Rubini (autori stranieri) e Ametiste (racconti gotici e del terrore).
🔵 Che parere avete nei confronti dell’autopubblicazione? È giusto (o necessario per l’economia aziendale) proporla come soluzione agli emergenti oppure le case editrici dovrebbero ancora credere nei propri autori, accollarsi il rischio d’impresa e sponsorizzare gli scrittori ?
L’auto pubblicazione è un’altra realtà dalle mille sfaccettature. C’è chi con l’editoria a pagamento si è letteralmente arricchito, fino ad arrivare a sponsorizzarsi in televisione investendo migliaia di euro (forse perché gli introiti derivanti dagli autori che pubblicano a proprie spese sono davvero enormi); detto altrimenti… C’è chi con l’editoria a pagamento ci lucra e dagli autori trae il proprio sostentamento, disinteressandosi poi delle vendite effettive dei libri. Poi c’è chi considera il “contributo” come un male necessario, specie quando non ci sono abbastanza garanzie di poter coprire i costi; in questi casi il contributo è davvero tale e copre solo una parte delle spese effettive. Infine c’è il book on demand o self publishing praticato in modo trasparente sia dalle case editrici più tradizionali (come il nostro secondo marchio & MyBook) che dalle grandi piattaforme automatizzate, come quella offerta da Amazon.
Nell’auto pubblicazione in sé non c’è nulla di male. Se una persona sa di non poter aspirare alla pubblicazione con grosse case editrici e vuole semplicemente pubblicare per una propria soddisfazione personale, per non avere vincoli o per mettersi in gioco senza troppi problemi, è giusto che abbia la possibilità di auto pubblicarsi pagando le relative spese. Attenzione però: il tutto deve essere fatto in modo chiaro e trasparente. Nel momento in cui, invece, l’autore viene illuso, nel momento in cui gli vengono fatte promesse che non possono essere mantenute allora sì che l’editoria a pagamento assume dei contorni che sfiorano la truffa e ciò non va assolutamente bene.
Tornando a monte: se l’editore vuole guadagnare denaro vendendo libri deve ovviamente investire e difficilmente potrà investire sugli esordienti, sugli sconosciuti. Ma non vale solo per i piccoli, basti pensare ai grossi marchi editoriali che pubblicano libri pessimi di influencer che però vendono perché hanno già un pubblico. E se i grossi marchi (che di certo non hanno problemi di liquidità) non investono molto sugli esordienti, perché dovrebbero farlo i piccoli editori (che con pochi libri “sbagliati” possono rischiare anche di chiudere i battenti)? La domanda sorge spontanea… E non ci si deve meravigliare quindi se molti editori puntano sui classici, sugli scrittori stranieri già affermati, sulla saggistica o sui “personaggi noti”.
Inoltre sfatiamo il mito che lo scrittore debba solo saper scrivere. Ormai lo scrittore deve anche sapersi “vendere”, deve promuoversi (in prima persona o pagando agenzie apposite). Non può delegare tutto all’editore (e questo avviene già con le piccole case editrici ma anche e soprattutto con le grandi, te lo dico per esperienza).
Mi fermo qui. Grazie nuovamente Paride e… Alla prossima!
Michela Pollutri, Caravaggio Editore.
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