Piccola Editoria: finalmente qualcuno ne parla su Il Fatto Quotidiano.
Rosario Esposito La Rossa (direttore editoriale delle case editrici Marotta&Cafiero e Coppola editore) col suo articolo Il conto vendita ammazza l’editoria, mostra ai lettori il lato oscuro dell’editoria… O meglio, ne mostra uno dei tanti, quello della filiera distributiva (che parte dai grossisti/distributori fino ad arrivare alle librerie e quindi alla vendita al dettaglio).
Ne viene fuori un quadro desolante, che noi conosciamo fin troppo bene. Ma sento il dovere di aggiungere altre informazioni a quanto scritto.
Conto vendita? Parliamo di conto deposito allora.
L’editoria, quella “vera”, indipendente, che lotta ogni giorno per farsi notare (in un panorama fin troppo ricco di titoli e novità di ogni genere), versa ormai da anni in una situazione precaria.
L’articolo citato parla di “conto vendita” e 50% di sconto sul venduto, senza fare cenno ad altri aspetti che investono soprattutto gli Editori ancora più piccoli, che devono fare i conti col CONTO DEPOSITO (perdonate il gioco di parole).
Il Conto deposito, in un certo senso, è anche peggio, considerato che i libri vanno via “gratis” e i rendiconti (per non parlare dei pagamenti) arrivano dopo mesi, mentre le tipografie e i collaboratori vanno pagati molto prima.
Anche in questo caso, inoltre, vanno considerati i resi (che non mancano).
50% di sconto ai distributori? Ma magari!
Gli sconti richiesti ai piccoli editori in realtà arrivano anche al 60% (e oltre, in certi casi). Col 40% restante va pagato tutto il resto: dalla stampa (che essendo on demand è più costosa) ai diritti d’Autore, spese vive, tasse, ecc. Senza contare che i distributori richiedono poche copie per volta e molti soldi vanno via – inutilmente – anche in continue spedizioni.
Ma se tutto questo servisse, quanto meno, a essere presenti in libreria (in modo non dico capillare ma almeno sufficiente) già sarebbe qualcosa: il problema è che la piccola editoria può sperare di sopravvivere solo lavorando online e con ordini diretti, difficilmente potrà vendere perché qualche lettore, facendosi un giro in libreria, è rimasto colpito da uno dei suoi libri. Può capitare, certo, ma gli spazi in libreria per i piccoli editori sono quasi nulli.
Un filo diretto con le librerie
L’autore dell’articolo si auspica un futuro nel quale gli editori possano collaborare direttamente con le librerie (grazie a un portale). In realtà ciò avveniva – con altre modalità – fino a qualche anno fa e avviene tuttora (sebbene in misura sempre minore e sempre più legata all’iniziativa delle singole persone).
Il problema è che le librerie – di solito – non vogliono avere a che fare con gli editori! È più comodo inviare gli ordini su un unico, semplice database e avere la possibilità di rendere i libri acquistati; perché, quindi, andarsi a impelagare con le case editrici, specie quelle (per loro) “insignificanti”?
La Caravaggio Editore inizialmente proponeva alle librerie il conto deposito e la vendita diretta (anche adesso abbiamo un modulo dedicato agli ordini diretti da parte delle librerie) ma la situazione era ancora più ingestibile visto che le librerie non rendicontavano e non pagavano le fatture (nella stragrande maggioranza dei casi).
Quindi da un lato abbiamo le librerie di catena, nelle quali non esistono librai ma semplici commessi (che molte volte nemmeno sanno usare il semplice software di cui sopra e affermano, di fronte ai clienti, che il libro che cercano non esiste), dall’altro abbiamo librerie indipendenti che spesso si fanno pregare per pagare il dovuto.
Non se ne esce vivi insomma, e per ora l’unica soluzione per andare avanti è proprio affidarsi ai distributori (nonostante tutto).
Il futuro dell’editoria
Per il futuro bisognerà, a mio avviso, puntare laddove il piccolo editore abbia la minima spesa e la massima resa. L’avvento del print on demand è già stato rivoluzionario ma andando avanti si tenderà sempre più verso i cataloghi digitali.
Non mi riferisco soltanto agli ebook, che comunque rappresentano una grandissima opportunità per il piccolo editore, ma anche alla stampa on demand della singola copia. Per quanto sia una soluzione meno bella (perché i libri sono oggettivamente tutti uguali e di minore qualità), questa è la soluzione più semplice ed economica, la soluzione del futuro.
Amazon già permette di bypassare il sistema e va tenuto d’occhio: se solo offrisse una maggiore personalizzazione e qualità di stampa sarebbe la soluzione ottimale, specie se allargata anche alle librerie fisiche.
Pure distributori come Messaggerie ormai utilizzano la tecnica del print on demand, liberando così i piccoli editori da parecchie incombenze: la strada è già tracciata. In ogni caso, siamo ancora lontani dalla soluzione che vada a favore di tutti, in primis dei piccoli editori.
Per ora ci accontentiamo di sopravvivere, cercando di puntare alla qualità e originalità dei contenuti. Solo i libri potranno infatti fare la differenza.
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